Ieri si è chiuso il cerchio a Casolla, per quanto riguarda la memoria collettiva nocerina verso chi della città ne ha fatto un lustro: infatti è stato ricordato con una targa Carlo Cattapani, ma è stata un’altra la discussione che si è sollevata
Parlando col collega Mario Marra e col prof. Lello Benevento, infatti è ritornata fuori la storia incredibile di un calciatore che a Nocera fu amato dal pubblico e che decise di restarci fino all’ultimo giorno della sua vita: parliamo di Mario Busdon, istriano che dopo la seconda guerra mondiale fu chiamato Busidoni. Centromediano classe 1921, negli almanacchi la storia di Mario si confonde spesso con quella del cugino Luigi, che ha giocato nel Venezia di Loik, Mazzola e Bacigalupo e nella Juventus degli anni ’30. Mario arrivò a Nocera dopo la diaspora degli italiani d’Istria che arrivarono numerosi nel Sud Italia (se ne ricorda una massiccia presenza nella vicina Pagani), così come il cugino, militò in massima serie con la Juve e con la maglia rosso cardinale della Fiumana, che fu appunto dissolta nel 1945 con numerosi calciatori che vagarono nella penisola, Mario arrivò a Nocera, una Nocerina che riprendeva le attività dopo oltre dieci anni dalla sospensione delle attività calcistiche, coi molossi probabilmente partecipò già al campionato bellico, di sicuro prese parte al campionato 1945-1946, dove la Nocerina concluse quinta nel girone meridionale della Serie C, ma fu protagonista della successiva stagione dove i molossi vinsero la terza serie, approdando per la prima volta in cadetteria, ottenendo un posto a metà classifica, che però in quell’anno significava retrocessione diretta, perché si stava riformando la Serie B per renderla a girone unico. L’istriano collezionerà 139 presenze e venti gol in rossonero fino al dicembre 1950, quando la Nocerina scese fino alla Promozione, prima di fondare assieme ad altre squadre, la nuova IV serie solo una stagione dopo. In quegli anni Mario era tra i beniamini della Nocerina, una squadra che in quegli anni giocava in casa nel polveroso campo Forino di Liporta, dove spiccavano i cognati salernitani De Fazio e D’Avino, il veloce Matteo Miriano, i giovani Ferrarese e Giacomo de Caprio con gli esperti Longhi, Montagner, Chiesa, l’altro fiumano Zidarich, e Marchionni, agli ordini del mister e capitano Remo Galli. Da qui la storia di Mario passa in Australia, dove l’uomo resterà fino al 1996: è il 23 Ottobre, al Partenio di Avellino si gioca la sfida di Coppa Italia tra la Juventus campione d’Europa e del Mondo di Vieri, Amoruso e Del Piero, contro l’ammazza-grandi (come la definì Caressa) Nocerina, sulle tribune dello stadio arrivò dall’Australia un uomo che aveva indossato entrambi le maglie, era Mario Busidoni. Mario quel giorno decise di fare una scelta di vita: restare a Nocera fino alla fine dei suoi giorni. Mario purtroppo morì ad 81 anni nel 2002, senza nessun familiare e quasi dimenticato. Negli scorsi anni nocerini come il prof. Benevento e Massimo Amato si sono battuti per dare una degna sepoltura all’ex molosso, che dopo la sepoltura non ha avuto appunto nessun parente che provvedesse a realizzare un tumulo murario per custodire le sue ossa, le quali oggi riposano in una cassetta nell’ufficio del custode del cimitero, qualche anno fa come riportava il Mattino, fu coinvolta l’amministrazione comunale per far sì che questo passo venisse fatto, ma non se ne fece più nulla. Ad oggi, vista l’importante opera di recupero della memoria che sta portando avanti il comune, ma anche la società Nocerina, ci appelliamo anche noi affinché venga data una degna sepoltura ed un ricordo a Mario Busidoni, nato a Pola all’ombra dell’Anfiteatro romano e venuto a finire i suoi giorni nella città che in cinque anni lo ha ampiamente benvoluto e coccolato, ma che ad oggi lo ha totalmente dimenticato.